Enrico Ragusa
Sono stato studente del Professor Boscolo nel 2009. Ho seguito il suo corso di laboratorio di fisica sperimentale dopo un lungo periodo di malattia. Date le mie condizioni di salute, per buona parte del primo semestre del primo anno a fisica non ho potuto frequentare le lezioni: le aule universitarie erano luoghi troppo affollati per il mio sistema immunitario debilitato. Mentre potevo restare al passo col programma degli altri corsi da casa senza seguire le lezioni, non potevo fare lo stesso per il corso di laboratorio, che, per sua natura, richiedeva la presenza per fare gli esperimenti. Per evitare che restassi indietro su un esame così importante, per alcuni esperimenti del primo semestre il Prof. allestì una postazione per me e il mio compagno di gruppo in un’aula adiacente al laboratorio, in modo che potessi lavorare in un ambiente non affollato. Coinvolse anche il centro di calcolo per organizzare un collegamento audio, in modo che potessimo sentire quello che lui spiegava nella stanza accanto. Veniva spesso a controllare come stessimo procedendo, sincerandosi che avessimo capito le sue istruzioni e per vedere se avessimo domande.
Ho un’immagine da quel corso del Prof. stampata in testa che ricordo molto nitidamente, che vorrei condividere. Avevo ricevuto il via libera per tornare a frequentare le lezioni, io e il mio compagno di corso ci eravamo quindi spostati nel laboratorio principale con gli altri studenti. Stavamo facendo l’esperimento dell’oscillatore massa-molla per verificare la legge di Hook (con la massa ferma) e misurare la frequenza dell’oscillatore (con la massa in moto). Passando tra i banchi per recuperare una nuova massa, mi ricordo di aver visto il Prof. — non certo un uomo appesantito dal tempo, ma comunque di quasi 70 anni e con problemi a una gamba — seduto sul pavimento del laboratorio, con il cronometro in mano, a fare le misure dei periodi di oscillazione della massa con alcuni studenti a cui l'esperimento non tornava. Aveva un entusiasmo in quel momento che fatico a descrivere a parole, chi lo ha avuto come docente forse sa di cosa parlo. Pensai, e penso tuttora, che lui incarnasse il modello ideale di docente e del rapporto professore-studente.
Ho pensato al Prof. molto di recente, quando nella mia attività di ricerca ho incontrato alcuni lavori che discutono una forma di instabilità parametrica in grado di generare turbolenza e trasporto di momento angolare nei dischi di accrescimento protostellari. Lo stesso tipo di instabilità, quando attiva, altera la frequenza di oscillazione dell’oscillatore massa-molla. Mi parlò con il suo solito entusiasmo di questa instabilità una volta che ci incontrammo in un corridoio a fisica. Mi disse che aveva finalmente capito perché alcuni gruppi “sbagliavano” quell’esperimento. Non c’erano gruppi che “sbagliavano” l’esperimento, al contrario c’erano gruppi che “truccavano” i dati per farlo tornare — con un pizzico di vanagloria, in effetti noi avevamo “sbagliato” quell’esperimento.
Sono passati 15 anni, quel corso di fisica sperimentale è ad oggi uno dei corsi più belli che abbia mai seguito. Ha lasciato un’impronta indelebile nella mia formazione di fisico. Pur avendo intrapreso studi teorici, l’importanza della progettazione e corretto svolgimento di un esperimento nell’applicazione del metodo scientifico è qualcosa che mi è rimasto grazie a quel corso, che il Prof. quell’anno imbastì anche a mia misura per permettermi di seguirlo. È stato un docente eccezionale: una personalità brillante, appassionato, e dotato di grande umanità.
Mi dispiace molto se ne sia andato, conservo gelosamente questo suo bel ricordo. Sono davvero felice di essere stato suo studente.
Faccio le mie più sentite condoglianze alla vostra famiglia.
17 Aprile 2024